Qualche
giorno fa leggevo questo articolo su Non Solo Turisti che mi ha incuriosita. Se
dovessi dare una definizione di me come viaggiatrice, non saprei quale
scegliere, perchè i miei spostamenti ricercano introspezione, ma anche
socio-dinamismo, avventura ma anche organizzazione. Se chiedessi a Cary Grant
lui direbbe che io sono una programmatrice-convulsiva-chevuolefaretremilacose
(ansia woman!). Io obietterei che dietro tutto questo programmare c’è feeling
col territorio, ricerca di relax e divertimento.
Secondo
me, l’atteggiamento del viaggiatore dipende dal tipo di viaggio, perciò è difficile
scegliere una sola definizione - anche se c’è sempre una caratteristica che
prevale sulle altre (credo).
Non
so quanto tempo impiegate per pianificare i vostri viaggi, le vostre ferie, se
giorni o settimane, ma… Avete la costanza di organizzare un viaggio con mesi e
mesi di anticipo, collezionando ricerche, curiosità, monitorando prezzi di
biglietti e di case in affitto, come la sottoscritta?
Lo
so, lo so, nel vocabolario della lingua italiana questo comportamento si trova
sotto la voce “esagerazione” (ansia woman in action!), ma la pianificazione dei
viaggi per me è una fase importantissima, quasi quanto il viaggio stesso anche perché
galvanizza di brutto. I miei viaggi sono frutto di esperienze sensoriali, stati
d’animo, feeling verso un determinato posto.
Inoltre
dovendo contare su un numero limitato di giorni a disposizione, occorre
organizzarsi per ottimizzare i tempi. Ahhh quanto mi piacerebbe poter
programmare un viaggio conoscendo solo la data di partenza e non quella di
ritorno, ma a chi non piacerebbe?
Ricordo
che la scelta del viaggio della maturità con le vecchie compagne di liceo ricadde sulla Grecia perché incarnava il mito
del divertimento, per la vicinanza, perché presupponeva un po’ di avventura con
la traversata in nave, perché era abbastanza economica e poi perché in quel
periodo uscì il film “Che ne sarà di noi” che raccontava la storia del viaggio
post-diploma di Silvio Muccino & co. Fu una bellissima esperienza, che tra
schiuma party, nuotate in acque cristalline, albe e tramonti, abbracci e
litigi, rafforzò l’amicizia di 5 ragazze sulla soglia dell’età adulta.
Stessa
cosa per il mio viaggio a Cuba: quell’anno ero fortemente affascinata
dalla storia della rivoluzione Cubana, avevo visto il film-documentario su Che
Guevara (interpretato da Benicio del Toro) ed ero curiosa di ballare il vero raeggeton. Raccolsi una marea di informazioni
e cercai di vedere quanto più possibile; fu stressante (per favore, non
ricordatelo a Cary!) ma allo stesso tempo indimenticabile.
Per
non parlare del viaggio a Bali! Ero nel trip
di “Mangia, prega, ama”, il romanzo di Elisabeth Gilbert poi diventato film con
Julia Roberts e Luca Argentero, inoltre erano ormai 2 anni che praticavo
regolarmente yoga, quindi vedevo il viaggio a Bali come la ricerca del mio
Nirvana personale. Devo ammettere che ho visto una realtà diversa rispetto a
quella che immaginavo, e forse la preparazione che avevo tutta
incenso-anima-chakra mi aveva un po’ forviata. Adesso ci ritornerei con uno
spirito diverso, molto più in stile surfista/hippie, ma non credo che Cary
sopporterebbe di vedere altri ventordici templi induisti tutti uguali…
Detto
questo si direbbe che c’è anche una parte sognatrice oltre quella
programmatrice, che i miei viaggi non sono solo introspettivi, ma anche
dinamici. Ah ah! Caro Cary ti sbagliavi!
E
voi che viaggiatori siete? E soprattutto, come organizzate i vostri viaggi?
Siete pianificatori o all'avventura? Siete più a favore dell’ottimizzazione
temporale o del “come viene così ce la prendiamo?”
Attendo
curiosa vostri commenti…
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