Quando si diventa genitori, quasi
inevitabilmente si fanno solenni promesse nei confronti dei propri figli: si
promette di prendersi cura di loro (e questo mi sembra il minimo), di crescerli
in salute, di mettere da parte un gruzzoletto per gli studi o magri di
acquistare una casa per il loro futuro (visione della genitorialità molto italiana,
per non dire meridionale…).
Quando ho saputo che sarebbe
arrivata Ninni, feci una promessa. Una promessa che va al di là del prendersi
cura di un batuffolo d’amore e di crescerlo in salute (che per me è una cosa
scontata, come è scontato che il sole è giallo e la Coca Cola fa le bollicine).
Una promessa molto meno materiale rispetto a un gruzzoletto messo da parte per
gli studi (che poi, mio padre non aveva dei soldi da parte per i miei studi,
eppure, mi sono laureata lo stesso!) o a una casa per l’età adulta (e metti
caso che decida di andare a vivere a Tokyo, io cosa me ne faccio di una casa qui
per lei? Anni di sacrifici, di privazioni sia per me che per lei, per una casa
che magari non le interesserà nemmeno!).
Una promessa che per me vale tanto.
La promessa di crescerla in
costante curiosità nei confronti della vita, di amare questa stessa vita, di vivere
senza dar nulla per scontato e avventurarsi in posti, luoghi e sogni sussurrati
dal proprio cuore.
La promessa di viaggiare, perché non
si è mai troppo piccoli per farlo.
Poi, quando finalmente Ninni è
arrivata, ho da subito osservato i suoi quasi impercettibili cambiamenti e ho
scoperto che è una gran curiosona, che osserva tutto con occhi sgranati e ama
essere scarrozzata in giro all’aria aperta. Adesso riconosce anche il portone
di casa, difatti piange non appena capisce che la passeggiata è finita ed è
arrivato il momento di rientrare. D’altronde: tale madre, tale figlia!
I primi tempi sono stati intensi,
fatti di conoscenza e di (in)comprensioni. Ma dopo 40 giorni (i famosi 40 giorni
post-parto) abbiamo finalmente varcato i nostri soliti confini (complici anche
le belle giornate e la fine delle piogge incessanti) verso paesaggi molto
piacevoli sia per adulti che per piccini. Il consiglio è quello di iniziare a spostarsi
nelle vicinanze di casa e mano mano che le gite fuori porta diventano
frequenti, allontanarsi un po’ di più.
Condividere questi momenti - che
prima della maternità sembrano normali, quotidiani, talvolta banali - con un
bambino è una gioia. Una passeggiata sul lungomare, un pranzo all’aperto, un giro al porto e un
aperitivo in spiaggia sono atti stupendi se condivisi con un bimbo che ha
piacere a stare in giro all’aria aperta e gioisce guardando volti nuovi e ascoltando
suoni differenti.
Poi se a fare da cornice a questi
momenti c’è la Costiera Amalfitana, direi che questo bambino deve ritenersi
davvero fortunato. Quando sarà grande ne avrà di cose di cui parlare. Meglio una
vita fatta di esperienze oggi che una casa senza racconti domani.
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