domenica 18 maggio 2014

Non si è mai troppo piccoli per viaggiare.

Quando si diventa genitori, quasi inevitabilmente si fanno solenni promesse nei confronti dei propri figli: si promette di prendersi cura di loro (e questo mi sembra il minimo), di crescerli in salute, di mettere da parte un gruzzoletto per gli studi o magri di acquistare una casa per il loro futuro (visione della genitorialità molto italiana, per non dire meridionale…).
Quando ho saputo che sarebbe arrivata Ninni, feci una promessa. Una promessa che va al di là del prendersi cura di un batuffolo d’amore e di crescerlo in salute (che per me è una cosa scontata, come è scontato che il sole è giallo e la Coca Cola fa le bollicine). Una promessa molto meno materiale rispetto a un gruzzoletto messo da parte per gli studi (che poi, mio padre non aveva dei soldi da parte per i miei studi, eppure, mi sono laureata lo stesso!) o a una casa per l’età adulta (e metti caso che decida di andare a vivere a Tokyo, io cosa me ne faccio di una casa qui per lei? Anni di sacrifici, di privazioni sia per me che per lei, per una casa che magari non le interesserà nemmeno!).  

Una promessa che per me vale tanto.
La promessa di crescerla in costante curiosità nei confronti della vita, di amare questa stessa vita, di vivere senza dar nulla per scontato e avventurarsi in posti, luoghi e sogni sussurrati dal proprio cuore.
La promessa di viaggiare, perché non si è mai troppo piccoli per farlo.




Poi, quando finalmente Ninni è arrivata, ho da subito osservato i suoi quasi impercettibili cambiamenti e ho scoperto che è una gran curiosona, che osserva tutto con occhi sgranati e ama essere scarrozzata in giro all’aria aperta. Adesso riconosce anche il portone di casa, difatti piange non appena capisce che la passeggiata è finita ed è arrivato il momento di rientrare. D’altronde: tale madre, tale figlia!

I primi tempi sono stati intensi, fatti di conoscenza e di (in)comprensioni.  Ma dopo 40 giorni (i famosi 40 giorni post-parto) abbiamo finalmente varcato i nostri soliti confini (complici anche le belle giornate e la fine delle piogge incessanti) verso paesaggi molto piacevoli sia per adulti che per piccini. Il consiglio è quello di iniziare a spostarsi nelle vicinanze di casa e mano mano che le gite fuori porta diventano frequenti, allontanarsi un po’ di più.

Condividere questi momenti - che prima della maternità sembrano normali, quotidiani, talvolta banali - con un bambino è una gioia. Una passeggiata sul lungomare,  un pranzo all’aperto, un giro al porto e un aperitivo in spiaggia sono atti stupendi se condivisi con un bimbo che ha piacere a stare in giro all’aria aperta e gioisce guardando volti nuovi e ascoltando suoni differenti.

Poi se a fare da cornice a questi momenti c’è la Costiera Amalfitana, direi che questo bambino deve ritenersi davvero fortunato. Quando sarà grande ne avrà di cose di cui parlare. Meglio una vita fatta di esperienze oggi che una casa senza racconti domani.

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