Sono sempre stata attratta dalle
tradizioni. Il folclore mi affascina tantissimo sia quando viaggio all’estero e
mi piace osservare le tradizioni locali, sia quando viaggio in Italia, per
meglio comprendere i cibi, i dialetti, le usanze delle varie regioni.
La pizzica.
La pizzica era il mio pallino.
Volevo a tutti i costi assistere ad un’esibizione di questo ballo/danza/canto
popolare durante lo scorso soggiorno a Torre Lapillo. Finalmente si presenta,
servita su un piatto d’argento, la possibilità di assistere ad un concerto di
musica popolare salentina sulla terrazza della Torre di avvistamento di questo
grazioso borgo, ovvero la Torre di San Tommaso.
Qui
ho capito quanto poco capisco di musica folk, poiché pensavo che la
musica popolare salentina fosse racchiusa intorno al concetto di pizzica. Sulla
torre, invece, siamo stati catapultati in un clima a metà fra il medioevale e i
salotti jazz contemporanei; quella che
ci apprestavamo ad ascoltare non era pizzica, bensì musica salentina mista a
jazz e atmosfere minimalistiche.
Se sono qui a scriverlo, credetemi,
è perché sono fermamente convinta di aver passato una delle più belle serate
della mia vita. Lo scenario era suggestivo, la compagnia dolcissima ( vuoi
mettere? L’impresa di salire una bambina di 3 mesi su una torre d’avvistamento
attraverso una scalinata dai gradoni strettissimi era la prova che siamo davvero
dei genitori sprint) e le note dei Forè hanno sigillato una serata davvero
incantevole.
Per Ninni poteva essere una dolce
ninna-nanna (infatti ha dormito placidamente per tutta la serata), per noi
invece era una gradevole sensazione di benessere, il che risulta essere la
mission del gruppo, ovvero “far sorridere e star bene le persone che ascoltano
questa musica”. Voglio citare un pezzo di un’intervista di Blogfoolk fatta a Massimiliano
Morabito, organettista e fondatore del gruppo: “… la musica diventa lo strumento che ci
aiuta a compiere un viaggio, un percorso interiore dove ci si dimentica dei
suoni, magari anche dei rumori delle sensazioni negative, per entrare in un
suono che è il nostro suono interiore. Quindi non musica fine a se stessa, ma
un lasciapassare che serve per ritrovare un po’ la propria vita, il proprio
senso. E’ una cosa molto difficile, ma se riusciamo avremmo compiuto un passo
importante per alleviare i mali della quotidianità, per riflettere su noi
stessi e per migliorare le nostre esistenze…”
E ci sono riusciti
in pieno: è una musica che fa riflette su sé stessi, ma senza angoscia, che fa
star bene e che dona un sorriso alla fine di ogni pezzo. I Forè riescono
perfettamente nel loro intento. A volte non c’è bisogno di andare tanto lontano
per star bene; basta guardare dentro sé
e lasciarsi ispirare dalle radici, dalle tradizioni popolari.
Ascoltateli per
crederci.
Ecco alcuni Link:
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